Tari, ora sì che si ragiona: arriva il rimborso a tutti | Ti restituiscono anni e anni di soldi pagati

Tari, tassa sui rifiuti (foto pexels) - teleone.it

Tari, tassa sui rifiuti (foto pexels) - teleone.it

Non sempre si capisce quanto sia la pressione della TARI sul bilancio familiare, ma ora c’è un’opportunità per risparmiare.

Tenetevi forte, e leggete questo elenco: tra IRPEF, IVA, accise sui carburanti, contributi previdenziali, addizionali comunali e regionali, IMU, TASI, Tari, bollo auto, canone Rai e imposte sui risparmi, lo Stato riesce a incassare una cifra impressionante da ogni cittadino. Secondo le ultime stime, il gettito fiscale pro capite in Italia supera i 12.000 euro annui, una somma che rappresenta circa la metà del reddito netto di molte famiglie.

La pressione fiscale nel nostro Paese, come avranno sicuramente capito in molti, è tra le più alte d’Europa. Ogni mese, una porzione rilevante dello stipendio viene assorbita da tributi obbligatori, spesso senza che i contribuenti abbiano chiara la destinazione effettiva delle risorse. Questo genera malcontento, soprattutto quando in cambio di tante tasse si ricevono servizi pubblici inadeguati o mal gestiti.

Tra le tasse più discusse c’è la Tari, la tassa sui rifiuti, che si paga per il servizio di raccolta e smaltimento. È una delle imposte più odiate, perché legata a un servizio che, in molte città, lascia a desiderare. In più, il calcolo della Tari è spesso oggetto di errori da parte dei Comuni, con il risultato che molti cittadini pagano più del dovuto.

La buona notizia è che nel 2025 sarà possibile ottenere un rimborso della Tari, in alcune circostanze ben precise che approfondiremo in questo articolo. Ecco tutto quello che c’è da sapere per muoversi nel modo giusto e difendere i propri diritti.

Rimborso Tari 2025: chi ne ha diritto e quando spetta

Ma intanto, chi paga la Tari? Tutti i proprietari o detentori di locali e aree che possono produrre rifiuti. Ma in molti casi il calcolo effettuato dai Comuni è sbagliato, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione della quota variabile. Questa componente, infatti, dovrebbe essere legata solo al numero di occupanti della casa principale e non applicata alle pertinenze come garage, box o cantine.

Il risultato? Milioni di italiani si sono visti recapitare bollette Tari gonfiate, con cifre non dovute. Fortunatamente, il contribuente può chiedere il rimborso entro cinque anni dal pagamento, e il Comune ha 180 giorni di tempo per accettare o respingere la domanda. In caso di rifiuto, si può fare ricorso alla Commissione tributaria provinciale entro 60 giorni. La richiesta di rimborso deve essere presentata direttamente al proprio Comune di residenza. I cittadini possono per far ciò collegarsi al sito ufficiale del Comune e compilare l’apposito modulo online, o recarsi allo sportello comunale con tutta la documentazione necessaria.

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Necessario far bene i calcoli, per ottenere il rimborso (foto pexels) – Teleone.it

Come ottenere il rimborso: attenzione però ad alcune scadenze

È fondamentale allegare gli avvisi di pagamento ricevuti negli anni, perché contengono i dati utili per dimostrare l’errore di calcolo. In alternativa, si può anche chiedere il rimborso per disservizi gravi nella raccolta dei rifiuti. In base alla legge 147/2013, se il servizio viene interrotto o è inefficiente al punto da rappresentare un rischio per la salute pubblica, è possibile ottenere una riduzione dell’80% della tassa, presentando certificazione dell’ASL. Esiste anche la possibilità di ottenere uno sconto fino al 40% per chi abita lontano dai punti di raccolta. Si tratta di diritti spesso ignorati, ma garantiti dalla normativa vigente. Basta informarsi e agire in modo tempestivo per ottenere quanto dovuto.

Ma attenzione alle scadenze: la prima rata della Tari spesso scade tra aprile e luglio, ma dipende dal Comune. In ogni caso, pagare è obbligatorio, anche se si intende chiedere un rimborso: solo in seguito si può attivare la procedura per il recupero degli importi versati in eccesso. Chi invece non paga del tutto la Tari rischia grosso. Se il debito supera i 30.000 euro si può incorrere in reati tributari, con rischio di detenzione. Sotto tale soglia si tratta di illecito amministrativo, ma le sanzioni possono comunque essere pesanti, fino al 30% dell’imposta dovuta. Meglio quindi non rischiare e, se necessario, affidarsi al ravvedimento operoso per sanare la propria posizione con sanzioni ridotte. La Tari, dunque, può essere rimborsata in diversi casi: calcoli errati, disservizi nella raccolta rifiuti, punti di raccolta troppo distanti. Ma serve agire per tempo, preparare la documentazione e rivolgersi agli uffici comunali.