Ma quali limoni e arance: ormai la Sicilia è la patria di questo frutto | Ce lo chiedono da tutto il mondo

Campo coltivato arance in Sicilia - foto (C) teleone.it

Campo coltivato arance in Sicilia - foto (C) teleone.it

Come se fosse una vera “rivoluzione” (agricola) in Sicilia: dopo gli agrumi, ecco cosa si esporta.

E’ inutile anche dirlo: quando si pensa alla Sicilia, vengono subito in mente i profumi intensi delle arance rosse e dei limoni, famosi in tutto il mondo per la loro qualità e il loro sapore inconfondibile. Non è un caso che questi agrumi vengano esportati ovunque, dal nord Italia fino all’Asia. Proprio qualche anno fa, diversi carichi di arance siciliane hanno iniziato ad arrivare perfino a Tokyo, confermando il valore internazionale delle coltivazioni dell’isola.

Ma la Sicilia agricola, e questa è una delle grandi novità, non è soltanto “sinonimo” di agrumi. C’è una nuova generazione di imprenditori agricoli che guarda avanti, puntando su frutti esotici come avocado, mango, papaya e passion fruit. Un esempio emblematico è quello di Andrea Passanisi, giovane catanese, classe 1984, che ha trasformato un’intuizione in un progetto agricolo di successo e innovazione.

Andrea ha scoperto la frutta tropicale durante un viaggio in Brasile con la sua famiglia. Tornato alle pendici dell’Etna, dove la sua famiglia coltiva limoni dal 1600, ha proposto al padre Luigi un’idea rivoluzionaria: provare a coltivare avocado e frutti tropicali nei terreni liberi di famiglia. “Il clima qui è perfetto – ha raccontato a cibotoday.it – abbiamo sole, pioggia, terreno vulcanico. Tutto ciò che serve per coltivare in modo naturale e sostenibile”.

Nasce in questo modo, dunque, una delle storie agricole più interessanti della Sicilia contemporanea, che racconta di tradizione e innovazione unite sotto lo stesso sole. Qualche anno fa il catanese ha anche fondato il marchio Sicilia Avocado, con l’obiettivo di valorizzare le colture tropicali coltivate localmente.

“Ma quella cos’è, una zucchina?“: da quel momento, una vera esplosione

Il prodotto è ancora poco conosciuto in Italia. All’inizio, racconta Passanisi, “molti scambiavano l’avocado per una zucchina“. Ma oggi, invece, l’avocado è entrato nei menu degli chef e sulle tavole degli italiani. Viene coltivato da ottobre a maggio, e ha trovato in Sicilia un habitat naturale straordinario. Accanto all’avocado, crescono mango, papaya, annona e feijoa, tutti frutti tropicali che stanno contribuendo a ridefinire l’identità agricola dell’isola.

Con il tempo, Sicilia Avocado si è trasformata in una rete agricola che unisce 57 aziende sotto l’Etna, occupando oltre 200 ettari di terreno. L’obiettivo è creare un’entità commerciale forte, capace di confrontarsi con la grande distribuzione organizzata e i mercati esteri. Una unione che ha permesso anche alle piccole aziende locali di crescere e internazionalizzarsi. Oggi gli avocado siciliani arrivano in Francia, Germania e in tutta Italia grazie a una logistica integrata e a una visione imprenditoriale collettiva. Una sinergia che rappresenta un vero e proprio modello per lo sviluppo agricolo sostenibile nel sud Italia.

Cassetta di avocado - foto (C) Teleone.it
Cassetta di avocado – foto (C) Teleone.it

Dall’avocado al suo olio: le nuove sfide della Sicilia

E’ l’anno 2017 quando è venuto fuori un nuovo “sogno”: la produzione di olio di avocado. Non un semplice condimento, ma un prodotto gourmet, estratto a freddo dalla polpa di avocado siciliani. Dopo anni di studi e sperimentazioni, nel 2024 arriva sul mercato “Avo”, l’olio di avocado siciliano, venduto a 38 euro per mezzo litro. “Non vogliamo sostituirci all’olio d’oliva, che qui in Sicilia è sacro. Vogliamo semplicemente offrire un prodotto di nicchia, di altissima qualità, adatto a una cucina sana e innovativa”, ha spiegato il suo produttore.

Si tratta, dunque, di una ulteriore testimonianza di come dalla tradizione possa nascere l’eccellenza contemporanea. La Sicilia, grazie a storie come quella di Passanisi, sta insomma diventando una sorta di laboratorio a cielo aperto per un tipo di agricoltura che rispetta il territorio ma non ha alcuna paura di sperimentare. Una terra che, in poche parole, non smette mai di stupire, anche nel mondo dell’agroalimentare.