Il Governo Meloni ha dato il via libera all’Inps: ora ti restituiscono questi soldi indietro | Con una domandina te li ritrovi sul conto corrente

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Fondamentale seguire alcune regole, o questo Bonus rischia di andare totalmente in fumo.
Ogni anno le famiglie italiane si trovano ad affrontare un salasso economico legato al costo della vita, e tra le voci più impegnative ci sono sicuramente le spese scolastiche per i figli. Libri, materiale didattico, mensa, trasporto e contributi vari possono pesare moltissimo sul bilancio familiare, soprattutto se i figli sono più di uno.
Tra le spese scolastiche, una delle più gravose è senza dubbio quella relativa all’asilo nido. I costi possono superare anche i 500 euro mensili, variando in base alla struttura (pubblica o privata) e alla zona geografica. Proprio per questo, negli ultimi anni molte famiglie si affidano al cosiddetto Bonus asilo nido, un contributo economico erogato dall’INPS per sostenere i genitori nei primi anni di educazione dei figli.
E’, insomma, un incentivo che rappresenta un aiuto preziosissimo, e specialmente in un periodo storico in cui il caro vita mette a dura prova i redditi medi e bassi. Il bonus consente infatti di rimborsare parte delle spese sostenute per l’asilo nido, a condizione che vengano rispettati determinati requisiti.
Con l’arrivo del 2025, l’INPS ha pubblicato nuove istruzioni e chiarimenti fondamentali per tutte le famiglie interessate, riguardanti la documentazione necessaria e le modalità di presentazione della domanda. Necessario seguire alla lettera le istruzioni sul Bonus, che diventa dunque un sostegno ed un incentivo concreto per favorire l’accesso all’educazione fin dalla prima infanzia. Una “missione” che porta anche a ridurre sensibilmente le disuguaglianze economiche e sociali.
La circolare e i chiarimenti dell’INPS sul bonus nido
Attraverso la circolare n. 60 del 20 marzo 2025 e il messaggio n. 1165 del 7 aprile 2025, l’INPS ha chiarito alcuni aspetti burocratici cruciali. In particolare, è stato spiegato quando è possibile presentare la sola ricevuta, invece della fattura, per ottenere il rimborso. Questa possibilità riguarda gli istituti riconosciuti da pubbliche amministrazioni e da enti del terzo settore non commerciali, che beneficiano dell’esenzione IVA e della dispensa dall’obbligo di fatturazione. In questi casi, la semplice ricevuta è sufficiente, purché contenga informazioni dettagliate.
Affinché la ricevuta sia valida per l’erogazione del bonus nido, deve includere: Nome, cognome e codice fiscale del genitore richiedente; nome e codice fiscale del bambino; denominazione della struttura scolastica; importo della rata con il dettaglio del mese di riferimento; e la descrizione del servizio, ad esempio: “Asilo nido con servizio mensa”. E’ importante sottolineare che una corretta compilazione è assolutamente essenziale, poiché ricevute incomplete o generiche potrebbero comportare il rifiuto del rimborso. Inoltre, bisogna ricordare che solo il genitore che ha effettuato la domanda può presentare i documenti di spesa.

L’invio della documentazione e le spese sostenute: ecco i “come” e i “quando”
Andiamo ai dettagli della richiesta. Intanto, l’invio della documentazione deve avvenire esclusivamente tramite il portale INPS o attraverso l’app INPS Mobile. Altri canali (come email, PEC, raccomandate o telefonate) non saranno assolutamente considerati validi e potrebbero, dunque – occhio, in questo caso – comportare la perdita del diritto al beneficio. Per ciò che riguarda le date, la documentazione completa va presentata entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello della domanda. Per il 2025, ad esempio, il termine ultimo è il 30 aprile 2026.
Passiamo alle spese che rientrano nel bonus: quest’ultimo, infatti, copre esclusivamente le spese realmente sostenute dal genitore e debitamente documentate. Nella lista delle spese, rientrano la retta mensile dell’asilo nido; Eventuali spese per la mensa scolastica; L’imposta di bollo; L’IVA agevolata. Sono invece escluse le somme versate per l’iscrizione, i servizi di pre e post scuola e l’IVA ordinaria, se non diversamente previsto dalla normativa. Gli importi massimi rimborsabili variano in base all’Isee del nucleo familiare. Anche in questo caso, un chiarimento in una qualsiasi sede Caf può essere importante.