Questa moneta da 2 euro vale 1 milione di euro: occhio se te la trovi tra le mani | Ti sistemi per le prossime 3 vite

Moneta da due euro (foto compliancejournal.it) - teleone.it

Moneta da due euro (foto compliancejournal.it) - teleone.it

Immaginate una fonte d’energia che lavori e si muova senza “mai più” scaricarsi: beh, ci siamo quasi…

Una “moneta” di questo genere ha certamente grandi, grandissimi poteri. Non sappiamo se esattamente quelli di cambiar la vita di ciascuno di noi ma, lo assicuriamo, rappresenta un tesoro… all’ennesima potenza. La grandezza equivale, all’incirca, proprio una moneta da due euro, ma all’interno l’oggetto in esame ha una tecnologia che, di euro, in un futuro non tanto lontano ne varrà probabilmente parecchie migliaia.

Non parliamo in questo caso di monete d’oro o di “pepite” per i collezionisti, ma di una rivoluzione vera e propria nel campo dell’energia. La tecnologia ha fatto un gran salto in avanti grazie all’entrata in produzione della BV100. Altro non è che la prima batteria nucleare commerciale realizzata dall’azienda cinese Betavolt.

Questa piccolissima batteria è basata sul decadimento del nichel-63, ed offre – udite udite – una una durata di 50 anni senza bisogno di ricarica. Tuttavia, la sua potenza limitata la rende adatta, fino a questo momento, soltanto a dispositivi che hanno un consumo bassissimo. Ma torniamo alla rivoluzione dal punto di vista materiale: la BV100 è, come detto, grande quanto una moneta (15x15x5 mm) ed utilizza un innovativo design betavoltaico.

Il cuore della tecnologia in questione è costituito da un isotopo radioattivo, il nichel-63, che emette particelle beta convertite direttamente in energia elettrica grazie a due strati di diamante sintetico, un materiale altamente stabile e resistente. Si tratta, in particolare, di una tecnologia leggermente diversa da quella dei generatori termoelettrici a radioisotopi (RTG), in sostanza quelli che vengono utilizzati nelle missioni spaziali. I secondi producono elettricità dal calore generato dal decadimento radioattivo. Nel caso della BV100, invece, l’energia cinetica degli elettroni viene trasformata direttamente in corrente continua a basso voltaggio.

Il futuro sta arrivando: la piccola “moneta” dal potere immenso

Inizialmente erano state molte le perplessità espresse da diversi esperti e scienziati. Ma nonostante tutto, la produzione in serie della BV100 segna, lo possiamo dire senza paura di essere smentiti, un vero traguardo storico. La batteria è stata annunciata nel 2024 e, dopo un anno di sviluppo, e questa è la novità, è adesso anche pronta per il mercato, con la promessa di rivoluzionare le microapplicazioni elettroniche.

Già è impressionante la sola idea generale. Uno degli aspetti altrettanto impressionanti della BV100 è la sua densità energetica: ben 3.300 milliwattora per grammo, circa dieci volte superiore alle batterie agli ioni di litio utilizzate in smartphone e laptop. Per fare chiarezza, le attuali batterie al litio, come le NMC (nichel-manganese-cobalto), soffrono di problemi legati alla degradazione nel tempo, al surriscaldamento e al rischio di incendio. La BV100, invece, non si degrada, non necessita di ricarica e può operare in condizioni estreme, da -60°C a +120°C.

Robotica studi - foto (C) Teleone.it
Robotica studi – foto (C) Teleone.it

Si aprono nuove possibilità: e anche i robot potranno… esprimersi al meglio

La rivoluzione è totale, almeno così si prevede per l’applicazione futura dell’oggetto in esame. E’ proprio grazie alla sua affidabilità e longevità, che la BV100 è assolutamente perfetta per dispositivi medici come pacemaker, sensori IoT e microchip avanzati. Tuttavia, la potenza attuale di 100 microwatt a 3 volt la rende – fino a questo momento, lo sottolineiamo – inadatta ad alimentare dispositivi più esigenti.

Betavolt ha già annunciato anche una versione da 1 watt, prevista per la fine del 2025, che potrebbe aprire nuove possibilità, come l’alimentazione di smartwatch, robot miniaturizzati e altri dispositivi tecnologici avanzati. Parallelamente, altre ricerche stanno esplorando tecnologie simili. Un team sudcoreano ha sviluppato una batteria betavoltaica basata sul carbonio-14, con una durata teorica di decine di migliaia di anni. Tuttavia, le prestazioni attuali sono ancora limitate rispetto alla BV100. Sebbene il futuro delle batterie nucleari sia promettente, è importante sottolineare che, almeno per ora, queste tecnologie non rappresentano una minaccia per le batterie al litio nel mercato consumer. Ma, come sempre… mai dire mai: l’evoluzione della ricerca e l’aumento della potenza disponibile potrebbero segnare un cambio di passo importante. E quella “monetina” diventare una potenza vera e propria.