Ufficiale: introdotta la TARINA, la versione molto più economica della TARI | La sblocchi in 40 secondi sul sito

Tari bidoni della spazzatura - foto (C) teleone.it

Tari bidoni della spazzatura - foto (C) teleone.it

Finalmente un po’ di “ossigeno” per il proprio conto corrente: la tassa viene ridotta, e non di poco…

Lo sappiamo tutti: ogni cittadino italiano deve fare i conti con un sistema fiscale che – fra imposte dirette e indirette – grava sui redditi ed i consumi di tutti. E, per ciò che riguarda il nostro “orticello”, è da sottolineare che l’Italia ha – purtroppo – una delle pressioni fiscali più alte in Europa, con un sistema complesso che include IRPEF, IVA, IMU, bollo auto e molti altri tributi.

Tra queste, alcune tasse risultano particolarmente indigeste ai contribuenti, perché ritenute eccessive o poco giustificabili. Uno dei tributi più discussi, ad esempio, è l’IMU, l’Imposta Municipale Unica, che grava sugli immobili diversi dalla prima casa. Tralasciando un’altra “odiata” tassa, come il bollo auto, arriviamo ad una delle più discusse, la TARI, la tassa sui rifiuti.

Si tratta di un’imposta comunale obbligatoria che copre i costi del servizio di gestione dei rifiuti urbani. È dovuta da chiunque occupi o detenga un immobile, che sia in affitto o di proprietà. Per entrare nei dettagli, è stata introdotta con la Legge di Stabilità 2014, e si basa sulla superficie calpestabile dell’immobile e sul numero di occupanti. Questo tributo finanzia interamente il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti urbani. Ogni Comune stabilisce l’importo della tassa in base ai costi del servizio e alla tipologia dell’utenza (che sia domestica o non domestica).

Il pagamento – ed è questa una delle cose più “fastidiose” – è obbligatorio per chiunque utilizzi un immobile, anche se solo per brevi periodi, e il mancato versamento può comportare sanzioni amministrative. Il costo medio della TARI varia da città a città, e le differenze possono, in alcuni casi, essere anche parecchio significative. Nelle grandi città la tassa può pure superare i 400 euro annui per una famiglia media, mentre in Comuni più piccoli può essere inferiore ai 200 euro. Per non parlare del dibattito che da sempre si sviluppa: in molti ritengono ingiusto pagare importi elevati per un servizio talvolta inefficiente. Ma, almeno, adesso arriva qualche buona notizia.

Come si calcola la Tari per la seconda casa?

Come anticipato, la TARI si calcola in base alla superficie dell’immobile e al numero di abitanti, indipendentemente dalla quantità di rifiuti effettivamente prodotti. Tuttavia, alcuni Comuni stanno sperimentando sistemi basati sulla reale produzione dei rifiuti, come bidoni con tessere identificative o conteggio degli svuotamenti nella raccolta porta a porta. Nonostante questi metodi innovativi, la maggior parte delle amministrazioni continua a imporre il pagamento della TARI sulla seconda casa, anche se questa viene utilizzata solo per poche settimane all’anno.

E rimaniamo sulle seconde case. Un appartamento che viene utilizzato solo per le vacanze o addirittura nemmeno abitato può, comunque, essere soggetto alla TARI. Alcuni Comuni, infatti, considerano la seconda casa alla stregua della prima e richiedono il pagamento della tassa per intero. Ma per fortuna, e qui arriviamo alle notizie più liete, in alcune situazioni è possibile ottenere riduzioni fino al 30%. La Commissione Tributaria di Massa Carrara ha stabilito che è illegittimo far pagare ai non residenti la stessa tassa dei residenti, poiché la produzione di rifiuti è inferiore. Questo principio si basa sulla direttiva UE 2008/98/CE, secondo cui “chi inquina paga”.

Firma di un documento o certificato
Documenti da presentare per pagare la “Tarina” – foto teleone.it

E ora come si fa a pagare una “Tarina”?

Entriamo adesso nei dettagli della “Tarina”. Per poter beneficiare di uno “sconto”, o una buona riduzione sulla TARI, è necessario dimostrare che la seconda casa è utilizzata solo per pochi mesi all’anno. Tra le prove richieste dai Comuni rientrano: assenza di utenze attive (luce, gas, acqua); immobili privi di arredamento; consumi di utenze concentrati solo in determinati periodi. In caso di possesso di una seconda casa inutilizzata per gran parte dell’anno, dunque, è possibile presentare richiesta di riduzione della Tari al Comune di riferimento.

La domanda, dobbiamo chiarirlo subito, deve essere corredata da documenti che attestino l’uso limitato della casa. Alcuni Comuni si riservano la possibilità di effettuare controlli diretti per verificare lo stato dell’immobile. Ad ogni modo, si tratta comunque di procedure poco frequenti, e spesso è sufficiente presentare i dati relativi ai consumi delle utenze. Per tutti coloro che ritengono che il Comune stia applicando una Tari ingiustamente elevata sulla seconda casa, dunque, è possibile valutare un ricorso sulla base delle sentenze già emesse dalla giurisprudenza in materia.