Meloni annuncia i Super Assegni Familiari: altri 2000 euro cash appena scopri di essere incinta | Te li campa lo Stato

Giorgia Meloni (foto giorgiameloni.it) - teleone.it
E il costo delle bollette diminuisce sensibilmente: uno “sconto” che forse non conoscevate.
Negli ultimi anni, il costo delle bollette di luce e gas è aumentato vertiginosamente, mettendo – è inutile nasconderlo – in difficoltà milioni di famiglie. E fra l’altro, oltre all’inflazione le continue oscillazioni del mercato energetico hanno contribuito a rendere le spese domestiche sempre più insostenibili. Importantissimi in questo senso sono bonus e agevolazioni che non tutti conoscono, ma che possono offrire un aiuto concreto proprio per il pagamento delle utenze.
Uno dei problemi principali è la scarsa informazione da parte dello Stato: molti cittadini non sanno di poter accedere a forme di sostegno economico già esistenti. Tra questi, per fare soltanto un esempio, il bonus sociale per luce e gas, destinato alle famiglie con ISEE basso, che può ridurre significativamente l’importo da pagare. Tuttavia, oltre ai bonus governativi, ci sono altre opportunità spesso trascurate.
Oltre ai contributi statali, alcune aziende offrono incentivi ai propri dipendenti per sostenere le spese delle utenze domestiche. In molti casi, questi aiuti rientrano nei welfare aziendali, ma la mancanza di comunicazione fa sì che molti lavoratori ne ignorino l’esistenza. Se lavori in una grande azienda, potresti, infatti, avere diritto a rimborsi parziali sulle bollette. Ed è questo uno dei casi che analizzeremo più avanti.
Oltre ai bonus più noti, esistono poi altre forme di sostegno poco pubblicizzate. Alcuni Comuni e Regioni, ad esempio, offrono agevolazioni ai cittadini in difficoltà economica. Verificare le opportunità disponibili presso il proprio municipio può rivelarsi una scelta vincente. Altro strumento utile è rappresentato dalle detrazioni fiscali. Alcune spese relative all’efficienza energetica della casa possono essere recuperate in dichiarazione dei redditi, abbattendo i costi delle utenze sul lungo termine.
E per chi ha figli a carico, arrivano ancora altri vantaggi
Torniamo alla questione aperta qualche riga più su: i lavoratori dipendenti possono beneficiare di un importante rimborso, che può arrivare anche fino a 2mila euro, sulle utenze domestiche. E l’importo arriva direttamente in busta paga. Questa misura rientra tra i fringe benefit concessi dal datore di lavoro, che risultano esentasse fino a una certa soglia. E per chi ha figli a carico, il limite di esenzione è ancora più elevato, garantendo un vantaggio fiscale maggiore.
Questi incentivi permettono di coprire le spese di luce, acqua e gas, alleggerendo il peso delle bollette sulle famiglie. Tuttavia, è importante capire le regole di accesso e le modalità per richiedere il rimborso. Il rimborso delle utenze domestiche è uno strumento di welfare aziendale che consente ai datori di lavoro di supportare economicamente i propri dipendenti.

Le agevolazioni dell’azienda e i limiti: come ottenere i rimborsi
Non solo bollette: alcuni datori di lavoro offrono anche contributi per l’affitto o gli interessi sul mutuo dell’abitazione principale. Questa misura non è obbligatoria per le aziende, ma rientra tra i vantaggi che possono essere concessi ai dipendenti senza impattare sul reddito imponibile, restando quindi esentasse entro specifici limiti. Per il 2025, il limite massimo esentasse per i fringe benefit è fissato a 1.000 euro per i lavoratori senza figli a carico e 2.000 euro per i lavoratori con figli a carico. Se il totale dei fringe benefit supera queste soglie, l’intero importo sarà tassato, non solo la parte eccedente.
Il rimborso può riguardare le utenze della casa di residenza del lavoratore, del coniuge o di altri familiari. Anche le utenze condominiali (come acqua e riscaldamento) possono rientrare nel rimborso, se il dipendente paga una quota proporzionale. Nel caso di affitto, il rimborso è possibile anche se le bollette sono intestate al proprietario dell’immobile, purché nel contratto di locazione sia specificato che le spese delle utenze sono a carico dell’inquilino. Essendo una misura facoltativa, è il lavoratore a dover richiedere il rimborso presentando documentazione valida al datore di lavoro. Tra i documenti necessari ci sono: le bollette pagate che certificano l’effettivo pagamento e una dichiarazione sostitutiva con i dettagli delle utenze. Una seconda dichiarazione di atto di notorietà in cui si attesta che le stesse bollette non sono state già rimborsate da altri datori di lavoro.