Vince il primato del borgo meno abitato di tutta l’Italia insulare: è talmente piccolo che ci vivono solo 178 anime

Sede del Comune di Roccafiorita (foto sicilianews24.it) - Teleone.it

Sede del Comune di Roccafiorita (foto sicilianews24.it) - Teleone.it

In questa cittadina c’è soltanto un bar, tre ristoranti e poco più: ma cos’è successo, nel tempo?

Provate un po’ ad immaginare: in tutta la cittadina esiste soltanto un bar. E per il “turismo” – se così è possibile definirlo -, per tutti coloro che arrivano a far visita, sono a disposizione appena tre ristoranti. E poi, nulla più, o quasi. Quello di cui parliamo non è un quartiere, ma una cittadina a tutto tondo. Sotto la lente finisce Roccafiorita, minuscolo paesino siciliano che si trova in provincia di Messina, situato a 720 metri sul livello del mare.

Un luogo in cui il declino demografico, fra le altre cose, è stato più veloce che mai, soprattutto negli ultimi anni. Una delle quote che più impressionano è quella riguardante il numero dei residenti. Pensate un po’: secondo gli ultimi rilievi c’è stato un crollo tanto netto che la cittadina è diventata quasi paragonabile ad un vero e proprio quartiere. Uno spazio in cui, in pratica, un po’ tutti si conoscono alla perfezione.

Ma prima di scoprire le cifre, è necessario sottolineare qualche dato che riguarda la storia di Roccafiorita. Una cittadina che era riuscita a raggiungere, nel lontanissimo 1831, il suo record storico di abitanti. In quel caso, erano stati oltre 500. Oggi, tuttavia, la situazione sembra esser mutata in maniera decisiva. Fra i motivi principali, fra l’altro, è da citare anche quello dell’emigrazione. Questa era iniziata all’inizio dello scorso secolo, quando in tanti decisero di far le valigie e andare a vivere nelle Americhe e, successivamente, anche verso il Nord Europa o il Nord Italia.

La conseguenza diretta? Il borgo s’è praticamente e progressivamente svuotato. Tutti coloro che restano, infatti, lo fanno principalmente per due motivi. Il primo, probabilmente è legato alla estrema tranquillità del posto. E poi, anche per il legame con le proprie radici. Anche se, in questo caso, non è da sottovalutare l’ipotesi di accorpamento con altri centri. Una possibilità che, a questo punto, sembra con il tempo sempre più vicina.

E se chiudono anche le scuole? Il rischio è molto alto

“La tendenza è quella di trasferirsi sulla costa – ha spiegato il precedente sindaco, Concetto Orlandoanche se si proviene da zone montane. Questo comporta uno spopolamento continuo, con il rischio di vedere chiudere servizi essenziali. Le scuole sono già state accorpate a Limina, a soli 2 km, ma se chiudessero anche quelle, sarebbe la fine per il paese“. La perdita della scuola è spesso il primo passo verso il definitivo abbandono di un centro abitato, e i borghi montani come Roccafiorita sono tra i più vulnerabili.

Ma torniamo alle cifre. Soprattutto a quelle che fanno capire quale sia la reale situazione: dai cinquecento abitanti di oltre un secolo fa, infatti, ad oggi si è scesi alla “quota” 180. Poco meno di duecento anime, per quello che, ad oggi, rappresenta così il paesino più piccolo di tutto il Sud Italia. La piccola economia della cittadina peloritana, a pochi chilometri da Taormina, si regge su tre ristoranti, un bar e una struttura ricettiva con 20 posti letto. Tuttavia, il turismo giornaliero non basta più. Il Comune sta infatti lavorando per aumentare i posti letto e incentivare i visitatori a fermarsi più di un giorno.

Uno scorcio di Roccafiorita - (foto expedia.com) - teleone.it
Uno scorcio di Roccafiorita – (foto expedia.com) – teleone.it

Segnali allarmanti, ma i problemi sono anche infrastrutturali

I problemi, che sembra impediscano una vera e propria “rinascita” di Roccafiorita, sono legati anche ad altro. E, in particolare, alle infrastrutture. Quella che è la strada di collegamento principale, ovvero l’unica via d’accesso al borgo, manca della manutenzione adeguata da parte della Città metropolitana. Peccato, perché anche Roccafiorita, così come altri piccoli borghi siciliani, rappresenta un territorio ricco di cultura e storia che non possono andare perduti.

Il turismo e gli eventi culturali possono aiutare, ma da soli non bastano. Servono infrastrutture moderne e collegamenti stradali efficienti – oltre all’azione politica – che incentivino anche le nuove generazioni a rimanere. La chiusura delle scuole, in particolare, è un segnale allarmante: senza servizi educativi, le famiglie saranno sempre più costrette a trasferirsi altrove. Un vero peccato, in poche parole. L’impegno delle Amministrazioni locali è fondamentale, ma senza un reale sostegno da parte del governo e dell’Unione Europea, il destino di questi centri, è la più triste delle verità, sembra segnato.