Giancarlo Giorgetti l’ha eliminato per sempre: il BONUS tanto amato sparisce | È inutile che continui a fare domanda

soldi (pexels) - teleone.it
Una notizia che non fa piacere: adesso la palla passa al Governo e alle nuove idee.
La parola fine, si può dire, è stata posta. Stampata a grandi caratteri, direttamente dal ministero dell’Economia. Il tema è quello riguardante una grande opportunità sulle auto elettriche. L’anno in corso è quello in cui si dirà definitivamente “addio” agli incentivi. La notizia fa male a tutti coloro che stavano pensando ad una “rivoluzione elettrica”, ma che adesso dovranno rifare i calcoli ed i programmi per il “passaggio”.
Ma andiamo ai dettagli. E torniamo al 2024, quando l’Ecobonus aveva sostenuto proprio l’acquisto di veicoli a basse emissioni. La decisione, invece, adesso è stata presa dal Governo, che ha deciso di non rinnovarlo. Inutile dire che la decisione ha già generato un acceso dibattito tra operatori del settore e consumatori, poiché potrebbe, secondo le previsioni, anche rallentare la transizione verso la mobilità sostenibile.
L’obiettivo principale di questa scelta è economico e strategico: evitare che i fondi pubblici finiscano per incentivare l’acquisto di veicoli prodotti all’estero, in particolare dalla Cina, anziché sostenere l’industria automobilistica nazionale. Ma andiamo anche ai “perchè”. La spiegazione del ministro è che l’intenzione è proprio quella di ridurre la “dipendenza dell’Italia dai produttori extraeuropei” e rafforzare di conseguenza il mercato interno.
Di conseguenza, l’attenzione si sposta adesso proprio sul potenziamento della produzione di veicoli elettrici in Europa. Le aziende del settore dovranno quindi affrontare una nuova sfida: attrarre acquirenti senza il supporto di incentivi diretti. Tuttavia, il Governo ha già annunciato un piano di investimenti per sostenere la produzione locale e incentivare lo sviluppo della filiera elettrica in Italia.
Si volta totalmente pagina: adesso si pensa a nuove strategie
Per compensare la fine degli incentivi diretti, il Governo ha previsto un pacchetto di aiuti da 4,6 miliardi di euro per le imprese italiane attive nella mobilità elettrica. Questi fondi saranno destinati alla ricerca, sviluppo e produzione di veicoli elettrici e delle relative componenti, con l’obiettivo di rendere l’Italia un centro di riferimento per la mobilità sostenibile in Europa.
Un’attenzione particolare sarà dedicata agli incentivi per le flotte aziendali elettriche, una misura che punta a ridurre le emissioni del trasporto professionale. Inoltre, parte delle risorse verrà utilizzata per potenziare le infrastrutture di ricarica, accelerando l’installazione di colonnine elettriche su tutto il territorio nazionale.

E da dove arrivano, adesso, gli incentivi per chi vuol guardare “avanti”?
Le conseguenze sono varie: di certo, la nuova strategia mira a garantire che l’Italia non resti indietro rispetto agli altri Paesi europei, puntando a un’industria più autonoma e competitiva sul mercato globale. E mentre il nostro Paese cambia strategia, c’è l’Unione Europea che sta valutando un piano di incentivi unificato per l’acquisto di auto elettriche. L’obiettivo è creare un sistema di supporto valido per tutti i Paesi membri, evitando disparità tra le diverse nazioni. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che la Commissione Europea sta studiando misure comuni per stimolare la domanda di veicoli elettrici. Tra le ipotesi ci sono incentivi diretti all’acquisto e agevolazioni fiscali per chi sceglie di passare alla mobilità sostenibile.
Anche senza gli incentivi statali, gli italiani avranno diverse possibilità per accedere alla mobilità elettrica. Alcune regioni, come la Lombardia e l’Alto Adige, continueranno a offrire bonus locali per l’acquisto di veicoli a zero emissioni e per l’installazione di colonnine di ricarica domestica. E, in caso, anche il noleggio a lungo termine e il leasing potrebbero diventare soluzioni sempre più convenienti. La fine degli incentivi, comunque, secondo quelle che sono le rassicurazioni degli ultimi mesi, non significa un arresto della transizione ecologica, ma un nuovo approccio basato su investimenti strutturali e strategie nel lungo periodo.