Raccomandata, quando vedi il postino arrivare con questa sono guai: in 10 giorni ti pignorano tutto

arriva il postino e consegna posta

postino consegna busta (foto poterealpopolo.org) - teleone.it

C’è da mettersi le mani ai capelli, quando si vede spuntare questa raccomandata…

E’ una delle comunicazioni più temute da tutti: se la ricevete, avete pochi giorni per agire. Occhio a questa raccomandata, perché ha il potere di segnare profondamente la serenità di qualsiasi cittadino. E quando il postino si presenta a casa con questa precisa comunicazione, il significato può anche essere quello di… guai in arrivo. Ma entriamo nel dettaglio dell’odiata comunicazione: quando una persona non paga un debito nei termini stabiliti, il creditore può rivolgersi al Tribunale per ottenere un titolo esecutivo. Si tratta di un documento che, per l’esattezza, autorizza il recupero forzato del credito attraverso il pignoramento di beni, stipendi o conti bancari.

Il primo segnale che un debitore riceve è proprio una raccomandata, inviata direttamente all’indirizzo di residenza. Questo avviso ufficiale comunica l’inizio della procedura e indica i dettagli del provvedimento emesso dal Tribunale. In genere, la raccomandata contiene l’atto di precetto, un documento che impone al debitore di saldare il debito entro un determinato periodo, solitamente 10 giorni. Se il pagamento non avviene, si procede con il pignoramento vero e proprio.

E a quel punto iniziano i problemi. Ciò di cui parliamo nell’articolo di oggi è, appunto, il pignoramento, che può riguardare, per chiarire ogni cosa, diversi tipi di beni del debitore. Esistono tre principali categorie: il pignoramento mobiliare (beni personali come auto o mobili), il pignoramento immobiliare (case e terreni) e infine il pignoramento presso terzi (stipendi, pensioni o conti correnti).

Una volta avviata la procedura, il debitore non può più disporre liberamente dei beni pignorati. Il tribunale può procedere con la vendita all’asta o il trasferimento forzato dei beni al creditore. Ricevere una raccomandata dal tribunale non significa che tutto sia perduto. Esistono diverse soluzioni per evitare il pignoramento, come, naturalmente, proprio il pagamento del debito, la richiesta di una rateizzazione o la negoziazione con il creditore. Ciò che è fondamentale è che bisogna agire immediatamente, rivolgendosi ad un avvocato o a un consulente finanziario. Con loro si potrà valutare la strategia migliore e proteggere il proprio patrimonio.

In ballo anche lo stipendio: regole, limiti e le novità del 2024

Fra i casi più comuni, proprio il pignoramento dello stipendio, una delle forme di esecuzione forzata previste dal nostro ordinamento giuridico. Si verifica quando un creditore – dopo aver ottenuto un titolo esecutivo – richiede la trattenuta di una parte dello stipendio del debitore. Questo può avvenire direttamente presso il datore di lavoro o sul conto corrente in cui viene accreditato lo stipendio.

Secondo l’articolo 543 del Codice Civile, il creditore deve notificare l’atto di pignoramento al debitore, al suo datore di lavoro o alla banca dove viene accreditato il salario. Dopo la notifica, il terzo soggetto (datore o banca) ha 10 giorni di tempo per comunicare l’importo dello stipendio percepito dal debitore. Se il debitore cambia lavoro o perde l’impiego, la procedura deve ripartire dall’inizio. Inoltre, in base alle modifiche introdotte dalla Legge 206/2021, il creditore è obbligato a notificare l’iscrizione a ruolo dell’atto di pignoramento a tutte le parti coinvolte prima dell’udienza. Se la notifica non avviene entro il termine stabilito, il pignoramento decade automaticamente, rendendo nullo l’intero procedimento.

La busta della raccomandata verde - teleone.it
busta raccomandata verde – teleone.it (Fonte Canva)

Ma fino a quanto si “spinge” un pignoramento? Ecco limiti e garanzie

Ma andiamo alle “cifre” del provvedimento, in considerazione che il pignoramento – per quanto riguarda il caso dello stipendio – può avvenire in due modi: il primo è la trattenuta direttamente “alla fonte”, ovvero una quota dello stipendio viene decurtata prima ancora che venga accreditata al debitore, mentre il secondo è direttamente il prelievo sul conto corrente. In questo caso, viene pignorata la parte di stipendio già accreditata in banca, con alcuni limiti. Quando il pignoramento avviene alla fonte, la legge stabilisce, tuttavia, che la trattenuta non superi il 20% (1/5) dello stipendio netto. Inoltre, deve essere garantita una somma minima sufficiente alla sussistenza del debitore. Se questo avviene su uno stipendio già accreditato, la legge stabilisce che la somma non pignorabile debba essere pari a tre volte il valore dell’assegno sociale, fissato nel 2022 a 468,10 euro mensili. Pertanto, l’importo pignorabile sarà solo quello che eccede questa soglia.

Il pignoramento dello stipendio può essere richiesto da soggetti privati (creditori, aziende, banche) e dall’Agenzia delle Entrate per il recupero di debiti fiscali. Se il creditore è un privato, come detto l’importo non può superare il 20% dello stipendio netto, mentre se il creditore è l’Agenzia delle Entrate, le percentuali variano in base all’importo dello stipendio: 1/10 per stipendi inferiori a 2.500 euro; 1/7 per stipendi tra 2.500 e 5.000 euro e 1/5 per stipendi superiori a 5.000 euro. I conti diventano più complessi se il debitore ha più pignoramenti: i crediti di natura fiscale e tributaria possono essere pignorati contemporaneamente a quelli di privati, aumentando la quota trattenuta.