Il Governo pesca nelle tasche di tutti: ora ti tolgono 1200 euro | Non te lo comunicano e lo scopri in banca

busta paga (altalex.com) - Teleone.it

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Una notizia parecchio negativa, soprattutto per gli stipendi dei lavoratori con redditi bassi: ecco cosa succede

Non ci sono buone notizie. Oseremmo dire, anzi, che si tratta di news assolutamente negative, per i lavoratori. Il recente taglio del cuneo fiscale, confermato e reso strutturale dal governo Meloni, rischia di creare problemi economici, in particolare per tutti quei lavoratori che hanno i redditi più redditi bassi.

Le previsioni e le voci che vengono in questo periodo rafforzate anche dai sindacati parlano di perdite abbastanza pesanti. Secondo la Cgil, ad esempio, il nuovo meccanismo potrebbe portare addirittura ad una perdita che di circa 1.200 euro netti all’anno per chi ha un reddito tra 8.500 e 9.000 euro. Il problema nasce dall’ex bonus Renzi da 100 euro al mese, ora erogato come trattamento integrativo.

Ma come funzionava fino a qualche tempo fa? E’ necessario fare il punto, per capirne di più. Entrando nel merito del problema, è da considerare che fino al 2024, il taglio del cuneo fiscale funzionava trattenendo una parte dei contributi, riducendo dunque, di conseguenza, l’Irpef. Ma le cose, tuttavia, sono proprio cambiate da quest’anno. Dal 2025, infatti, è stato variato il sistema, e questo bonus viene, di conseguenza, calcolato in maniera diversa, esentasse. Morale della favola, dunque, avviene una influenza diretta proprio sulla busta paga finale.

Andiamo a vedere, dunque, come le cose sono cambiate dal 2025. Per ciò che riguarda proprio il cuneo fiscale, da quest’anno il meccanismo prevede percentuali diverse a seconda del reddito. La percentuale per redditi fino agli 8500 euro, in particolare, è del 7,1%; per coloro che hanno redditi compresi fra gli 8500 ed i 15000 euro, la percentuale è del 5,3%, mentre per tutti coloro che hanno redditi che sono compresi fra 15mila e 20mila euro, questa scende al 4,8%.

I lavoratori con redditi più bassi, e i loro rischi

La percentuale di cui parliamo sopra viene aggiunta in busta paga come bonus netto, dunque senza imposte. A prima vista, potrebbe dunque sembrare un vantaggio, ma per alcuni lavoratori potrebbe avere conseguenze negative. Per spiegare il problema, è importante considerare quello che è il nodo cruciale, che riguarda la differenza tra lavoratori capienti e incapienti.

Chi ha un reddito basso può detrarre una quota fissa dall’Irpef: fino a 1.880 euro. Tuttavia, con il nuovo sistema, chi guadagna 8.500 euro all’anno vedrà ridotta la propria Irpef lorda a circa 1.775 euro, rientrando nella categoria degli incapienti. Questo significa perdere l’accesso al trattamento integrativo di 1.200 euro.

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Meno soldi, meno risparmi – teleone.it

L’allarme lanciato dai sindacati e le modifiche che non ci sono

Da parte della Cgil, per le novità è stato lanciato un vero e proprio allarme. Secondo quanto risulta, infatti, il il nuovo sistema potrebbe penalizzare tutti coloro che hanno un reddito fino a 9.000 euro. Sopra questa soglia, invece, il problema non si pone. Per correggere la situazione che si verrebbe a creare, il governo potrebbe intervenire con misure compensative, come ad esempio l’adeguamento delle soglie di reddito o la reintroduzione di un trattamento specifico per i redditi più bassi.

Fino a questo momento, però, non sono state annunciate modifiche. La “battaglia” dei sindacati è appena iniziata, e l’obiettivo è proprio quello di fare una immediata revisione del meccanismo proprio per evitare importanti penalizzazioni, soprattutto per quelle particolari categorie di lavoratori che già, di per sé, non hanno garanzie importanti dal punto di vista del reddito. I “passi indietro”, come detto, al momento non sono stati tuttavia annunciati. E il governo cosa fa? Vengono nel modo più assoluto difese le scelte ed ogni decisione presa. In sostanza, secondo chi ha deciso, questo nuovo sistema garantirebbe “una maggiore equità” nel lungo periodo. Ma fino a quando?