L’attività eruttiva dell’Etna prosegue con fasi alterne, mantenendo alta l’attenzione degli esperti: il vulcano più alto d’Europa continua a dare spettacolo con colate laviche e intense esplosioni.
Ieri è stato registrato un incremento dell’attività ai crateri sommitali, con un aumento del flusso lavico che fuoriesce dalla base della frattura apertasi alla Bocca Nuova, a un’altitudine di 3.050 metri. Le immagini dei droni dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Catania hanno documentato il fenomeno in dettaglio.
Nonostante il forte tremore vulcanico registrato nelle scorse ore, oggi i valori sono tornati a livelli medio-alti. Questa fluttuazione conferma l’imprevedibilità del vulcano, che non ha tuttavia influito sull’operatività dell’aeroporto di Catania.
Il vecchio fronte lavico, situato a quota 1.800 metri, si è solidificato trasformandosi in roccia. Nel frattempo, le nuove colate si stanno espandendo sopra quota 2.500 metri, muovendosi lentamente lungo percorsi preesistenti raffreddati.
Lungo il percorso della lava si stanno formando delle cosiddette “bocche effimere”, piccoli crateri temporanei da cui il magma riemerge incandescente dopo essersi infiltrato sotto strati raffreddati. Questo processo è stato filmato in time-lapse dai droni dell’Ingv e pubblicato su YouTube.
Le riprese sono state realizzate con il supporto delle guide vulcanologiche etnee e della Funivia dell’Etna, offrendo uno sguardo ravvicinato e dettagliato sull’attività effusiva del vulcano.
Il sito IngvVulcani ha recentemente pubblicato uno studio sulla pericolosità delle colate laviche dell’Etna (LEGGI) durante l’eruzione di febbraio 2025. I ricercatori hanno sviluppato modelli avanzati per prevedere la traiettoria della lava e valutare i rischi associati.
Grazie all’elaborazione delle immagini satellitari SkySat del 17 febbraio, è stata individuata l’area più esposta all’invasione della lava, con una probabilità superiore al 40%. Se l’eruzione avesse mantenuto il tasso iniziale, la lava avrebbe avuto solo un 5% di probabilità di scendere fino a 1.600 metri, senza rappresentare una minaccia per le aree abitate.
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