L’omicidio di Lorena Quaranta: “Infondata tesi stress da Covid” ed ergastolo confermato, le motivazioni
La Corte d’Appello respinge le attenuanti: “Troppa enfasi sullo stress da Covid”, ecco le motivazioni del verdetto di condanna

Antonio De Pace, l’infermiere 32enne del Vibonese, sconterà l’ergastolo per l’omicidio della fidanzata Lorena Quaranta, la studentessa di medicina uccisa il 31 marzo 2020 a Furci Siculo, nel Messinese.
Rese note le motivazioni del rigetto della richiesta dei legali del 32enne, da parte della Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria. “No” alle attenuanti generiche, ritenendo che lo stress da Covid fosse stato enfatizzato in modo eccessivo.
L’omicidio avvenne in piena pandemia nell’abitazione che la coppia condivideva per motivi di studio e lavoro. Secondo quanto ricostruito dal processo, De Pace strangolò la fidanzata e la colpì con una lampada dopo una lite improvvisa, avvenuta subito dopo che i due avevano guardato insieme un film a letto.
La difesa aveva puntato sulla condizione psicologica dell’imputato, sostenendo che la paura del contagio lo avesse portato a uno stato di forte stress. La sera prima dell’omicidio, De Pace aveva persino pensato di tornare dai genitori, nonostante i divieti di spostamento, perché la fidanzata accusava sintomi influenzali.
In un primo momento, la Cassazione aveva stabilito la colpevolezza definitiva, ma aveva disposto un nuovo giudizio d’appello per valutare la possibile concessione delle attenuanti. Tuttavia, la Corte ha ritenuto irrilevante l’argomento dello stress pandemico, evidenziando come lo stesso De Pace, successivamente contagiato in carcere, non avesse manifestato particolari preoccupazioni.
Con questa sentenza, emessa il 28 novembre scorso, viene confermata la pena massima già stabilita in primo grado, chiudendo definitivamente il caso giudiziario.
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