Le frecciatine di Donatella Rettore, “In Italia la meritocrazia non esiste e con i social tutti si credono divi”

Donatella-Rettore

Ci siamo quasi, Donatella Rettore ritorna con un nuovo album intitolato Antidiva putiferio. In queste ore la nota cantante – sempre al passo con i tempi – ha presentato il disco: un progetto musicale di 12 brani inediti nei quali duetta con giovani artisti tra i quali Tancred, Beatrice Quinta, BigMama e La Sad.

“Da sempre cerco collaborazioni con i ragazzi perché se vuoi essere al passo con i tempi non puoi rimanere ad ascoltare”, ha confessato in un’intervista rilasciata a Chi, parlando della sua scelta.

“La meritocrazia in Italia non esiste”

Donatella Rettore, come è suo costume, non le manda certo a dire e non si è risparmiata però qualche critica all’ambiente musicale e al sistema odierno, che privilegia i numeri piuttosto che il talento dei giovani artisti: “Ho sentito Tancredi quando non è stato preso a Sanremo. Ha tutti i diritti di entrare nei big senza fare la solita trafila dei giovani, ma la verità è che la meritocrazia in Italia non esiste. Ti senti impotente davanti a questo sistema”.

Poi Rettore ha detto la sua sui nomi che concorreranno al prossimo festival di Sanremo: “Un sistema che poi, magari, premia chi non ha nemmeno le competenze. Tra i big, ad esempio, ci sono dei nomi che io non so chi siano, un po’ la colpa è dei social”.

Cantanti o divi dei social

Nell’intervista Rettore ha parlato anche dei social, un veicolo di promozione per gli artisti emergenti che, spesso, puntano più sui gesti e sull’apparenza che sulla musica: “Oggi con i social credono tutti di essere divi, specialmente chi non lo è, fa di tutto per esserlo, che è una cosa che mi spaventa molto. Basta fare un gesto eclatante per farsi notare e non sempre sono dei bei gesti, spesso sono dimostrazioni di violenza. C’è gente che fa di tutto per fare parlare di sé, ma in maniera sbagliata”.

Una scelta diametralmente opposta a quella di Rettore, che cerca di puntare sui giovani talenti che scelgono la musica piuttosto che il clamore dei social.

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