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“Violenza sessuale”, arrestata a Napoli prof di sostegno

In carcere la docente 40enne: avrebbe mostrato materiale pornografico ed abusato di uno dei bimbi che seguiva

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A metà dello scorso novembre fece scalpore l’aggressione della professoressa di sostegno aggredita da un gruppo di genitori all’interno della scuola Castello Salvati di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.

La stessa è stata arrestata con l’accusa di violenza sessuale. Per questo quella giornata di metà novembre un gruppo di genitori fu spinto a picchiare la donna accusandola di abusi nei confronti dei loro figli.

L’insegnante di sostegno, 40 anni, è stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Torre Annunziata, con diverse e pesanti accuse. Si tratta di di maltrattamenti, violenza sessuale, induzione al compimento di atti sessuali e corruzione di minorenne commessi ai danni di alcuni studenti della scuola media dell’istituto, tutti minori di 14 anni. La donna è stata portata nel carcere femminile di Benevento.

Indagini dopo l’aggressione

Le indagini scattarono immediatamente dopo la violenta aggressione ai danni dell’insegnante a opera dei genitori di alcuni alunni del Salvati. La docente aveva fatto intervenire anche suo padre per sfuggire al linciaggio ed entrambi avevano riportato lesioni. Alcuni dei genitori autori dell’aggressione hanno poi sporto denuncia per presunti abusi sessuali commessi ai danni dei loro figli. Nel corso delle indagini sono stati ascoltati in forma protetta i 6 minori coinvolti e sono stati analizzati i file audio estratti dal telefono cellulare degli stessi e della docente.

Secondo l’accusa, l’insegnante di sostegno di uno dei minori coinvolti, a partire dal mese di ottobre 2023, avrebbe sottoposto gli stessi a reiterate condotte di carattere sessualizzante, portandoli durante l’orario scolastico (con la scusa di impartire ripetizioni) in un’aula riservata della scuola, da lei soprannominata “la saletta”, dove avrebbe ripetutamente mostrato loro del materiale video pornografico, avrebbe intavolato continui discorsi di natura sessualmente esplicita e avrebbe invogliato alcuni di loro a scambiarsi effusioni sessuali. Secondo gli inquirenti avrebbe abusato sessualmente di uno di questi studenti.

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