Il 20 settembre scorso, anche Maurizio Schillaci era alla Cattedrale di Palermo per l’ultimo saluto a suo cugino Totò, l’eroe indimenticabile di Italia ’90, morto a 59 anni dopo una lunga battaglia contro il tumore al colon.
Proprio quel giorno, Maurizio ha ricevuto una drammatica diagnosi: è affetto da tubercolosi. Da oltre un mese è ricoverato nel reparto malattie infettive, lottando contro una febbre resistente agli antibiotici.
Anche Maurizio è stato un calciatore: approdato a Palermo da giovanissimo, ha vissuto il miglior periodo a Licata con il tecnico Zeman, per poi approdare alla Lazio.
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Purtroppo, una carriera segnata da infortuni, depressione e dipendenze non gli ha permesso di decollare. Lontano dai campi e isolato dal mondo, ha conosciuto la disperazione della tossicodipendenza, trovandosi a vivere nella sua Fiat Panda e poi sulla strada, accompagnato solo dai suoi cani.
Nel giorno del funerale di Totò, una telefonata dall’ospedale ha cambiato tutto: Maurizio è ora assistito e ha un tetto sicuro, ma le complicazioni e l’incertezza della guarigione destano preoccupazione. Nonostante le difficoltà, continua a lottare per una nuova possibilità di riscatto, un’ultima battaglia, stavolta per la vita stessa.
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