Le ultime verità di Messina Denaro: “I miei documenti da Roma, i boss che disprezzo…”

Interrogato il 7 luglio scorso dai pm palermitani, il boss parlava del periodo della latitanza: il verbale

Messina Denaro un anno dopo, dalle indagini alla svolta

“C’erano anche delle tessere, carte di identità vuote. Credo ce ne fossero 20, o 15… Io ne ho sempre avute a quantità. Tutti i miei documenti vengono da Roma perchè a Roma ci sono documenti per chiunque, documenti seri. C’è una strada in cui vanno tutti”.

Matteo Messina Denaro, interrogato il 7 luglio scorso dai pm palermitani, parlava dei documenti falsi usati durante la latitanza smentendo di esserseli procurati attraverso i suoi favoreggiatori trapanesi e indicando in un non ben precisato falsario romano la fonte delle sue carte di identità taroccate. Il verbale di interrogatorio è stato depositato venerdì.

“Il mio mondo viene trasfigurato, non una metamorfosi normale, proprio una cosa indecente” ha anche detto. “Non potete mettere menomati mafiosi, senza voler offendere i menomati, – spiega – quando cominciate a prendere basse canaglie, gente a cui non rivolgevo nemmeno il saluto e li arrestate per mafiosità, allora in quel momento il mio mondo è finito, raso al suolo”.

💪 SIAMO ANCHE SU GOOGLE NEWS! Seguici cliccando QUI! 🖋

Messina Denaro ha fatto anche i nomi dei nuovi boss che disprezzava: come Gino u mitra, Gino Abbate, boss palermitano de quartiere Kalsa. “Fa più schifo – daveva detto il capomafia – di qualcuno che lo ha generato e lo fate passare per mafioso?”. “I veri mafiosi sono altri, sono in giro”, aveva concluso.

🖋 CONTINUA A LEGGERE su Teleone.it

🟢 LA “CARICA” DEI 400MILA: seguici su FACEBOOK! 📲

🎥 GUARDA TUTTI I VIDEO! – CLICCA QUI 📲

💪 I più cliccati negli ultimi giorni