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Omicidio Giulia, interrogatorio Turetta: “M’è scattato qualcosa in testa”

Le parole del giovane, che è stato ascoltato in un interrogatorio fiume, durato circa 9 ore: ecco cosa è emerso

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Sono state nove ore di interrogatorio. Tanto è durato, per Filippo Turetta, nel carcere Montorio di Verona, dove si trova il ragazzo reo confesso per l’omicidio di Giulia Cecchettin (LEGGI).

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Dopo il silenzio davanti al gip Benedetta Vitolo alla quale aveva rilasciato solo brevi dichiarazioni spontanee, il giovane ha risposto alle domande davanti al pm di Venezia Andrea Petroni che gli ha contestato tutte le prove raccolte, tra cui i due coltelli trovati e il nastro adesivo, comprato on line qualche giorno prima dell’11 novembre.

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Turetta avrebbe fornito risposte articolate e alcuni “non ricordo”. Poi, come è emerso, avrebbe ribadito: “Mi è scattato qualcosa in testa”. L’interrogatorio è andato avanti fino alla serata di ieri (iniziato alle 11 del mattimo), e Turetta ha tentato di ricostruire passo passo tutto ciò che è avvenuto quella sera, ma anche nei giorni precedenti e nella settimana di fuga fino in Germania, dopo che nelle poche dichiarazioni alla giudice Benedetta Vitolo si era detto “affranto, dispiaciuto”, pronto a “pagare” per le sue responsabilità e a “ricostruire” nella sua “memoria” quello che gli era “scattato” nella testa quella sera.

Il giovane avrebbe sostenuto di aver avuto la mente offuscata, un black out, quando ha capito che Giulia Cecchettin era decisa a rompere definitivamente il rapporto. Il giovane potrebbe essere sentito nuovamente dagli inquirenti nei prossimi giorni.

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