AI poliziotti tedeschi, dopo aver tolto la vita a Giulia Cecchettin, Filippo Turetta ha raccontato di avere più volte pensato “di farla finita”.
Lo ha pensato mentre fuggiva da tutto e da tutti. Ma poi ha dichiarato di “non avere avuto il coraggio di farlo”. “Ho ammazzato la mia fidanzata, ho vagato questi sette giorni perché cercavo di farla finita, ho pensato più volte – è la dichiarazione che è stata messa a verbale – di andarmi a schiantare contro un ostacolo e più volte mi sono buttato un coltello contro la gola ma non ho avuto il coraggio di farla finita”.
Turetta s’è consegnato mani in alto ai poliziotti, con ferite alle mani e alle caviglie ed evidenti macchie di sangue addosso nel momento in cui le forze dell’ordine tedesche lo hanno fermato. E’ ancora da capire bene dove si sia procurato le ferite.
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Il Tribunale tedesco di Naumburg ha intanto dato il via libera alla consegna all’Italia di Filippo. Lo stesso ragazzo – che è stato in una cella del “Der Rote Ochse” (oggi JVA Halle I), supercarcere che si trova a Halle in Germania – ha accettato la consegna con il proprio consenso
“Il mandato d’arresto europeo – si legge nella nota del giudice tedesco – accusa la persona ricercata di aver intenzionalmente abusato fisicamente di un’altra persona in Italia, al punto tale che questo trattamento ha portato alla sua morte. Le autorità italiane, trasmettendo il mandato d’arresto europeo, hanno chiesto l’estradizione della persona perseguita ai fini dell’azione penale. Il mandato d’arresto per estradizione costituisce la base giuridica per la continuazione della detenzione del perseguitato fino alla sua consegna alla custodia delle autorità italiane”, conclude la nota.
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