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Timbrò il cartellino in mutande: licenziato, ora arriva maxi risarcimento

La decisione della Corte d’Appello di Genova a proposito della reintegrazione dell’uomo nel proprio posto di lavoro

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La battaglia, in tribunale, è andata avanti per sette lunghi anni. Era stato etichettato come uno dei tanti “furbetti del cartellino”, Alberto Moraglia. Alla fine, è arrivata la sua vittoria in tribunale.

E il Comune di Sanremo, fra l’altro, ha dovuto regolarmente reintegrarlo. Sette anni fa era stato ripreso dalle telecamere mentre passava il badge in mutande.

Tutto era iniziato con una inchiesta condotta dalla Guardia di finanza che, nel 2015, aveva portato a un blitz nel comune costiero ligure. Notificate nell’occasione 43 misure cautelari, inclusi 34 arresti domiciliari e otto obblighi di firma.

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I dipendenti del Comune erano stati sorpresi fuori dall’ufficio durante l’orario di lavoro. Alcuni facevano la spesa, altri mentre si godevano… tranquille gite in canoa. Fra i rinviati a giudizio e processati, alcuni erano stati assolti. E fra questi ultimi c’era proprio Alberto Moraglia, che era stato colto proprio mentre timbrava il cartellino in mutande. L’uomo, in orario di lavoro tornava a casa senza prima indossare abiti di “routine”.

Nonostante l’assoluzione, il Comune di Sanremo aveva deciso di confermare il licenziamento. Moraglia era stato dichiarato innocente da ogni accusa, e non aveva accettato la decisione, presentando dunque ricorso.

La Corte d’Appello di Genova ha infine, adesso, deciso che l’uomo dovrà essere reintegrato nel suo posto di lavoro e che dovrà ricevere una retribuzione completa “a titolo di risarcimento del danno” dalla data del suo licenziamento. La somma stimata raggiunge circa i 250mila euro: il suo licenziamento era avvenuto nel gennaio del 2016.

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