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Cronaca

Sepolto a Castelvetrano Messina Denaro, appello dei familiari delle vittime

“Tutti meritano lo stesso rispetto e vanno raccontati affinché i nostri cari, che hanno dato la vita per lo Stato”

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Poco dopo le otto del mattino è arrivata la salma di Matteo Messina Denaro al cimitero di Castelvetrano. Il carro funebre, scortato da auto della polizia, ha fatto ingresso da uno dei due cancelli di via Marsala.

Al seguito tre auto di parenti, tra i quali la nipote-avvocato Lorenza Guttadauro che ha seguito lo zio durante la malattia. Dietro il carro funebre sono entrati anche le sorelle del boss Bice e Giovanna e il fratello Salvatore che teneva in mano un mazzo di margherite gialle. Tra i parenti anche Vincenzo Panicola (marito di Patrizia Messina Denaro che è in carcere insieme alla sorella Rosalia) e alcuni nipoti del boss. Dopo le operazioni di sepoltura, intorno alle 9 sono usciti i parenti del capomafia.

E intanto, è stato lanciato un appello in favore del film di Pasquale Scimeca “Il giudice T.” e contro le fiction che mitizzano i boss è stato lanciato in occasione del 44esimo anniversario dell’attentato al giudice Cesare Terranova e al maresciallo Lenin Mancuso.

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All’iniziativa, promossa dai nipoti del giudice e dai figli di Lenin Mancuso, hanno aderito anche i familiari delle vittime di mafia, presenti alla commemorazione, durante un incontro con gli studenti.

La sorella di Ninni Cassarà, la madre del bambino Claudio Domino, il figlio del procuratore Pietro Scaglione e la sorella del poliziotto Agostino Catalano. “Non ci sono vittime di mafia di serie A e vittime di serie B. Tutti meritano lo stesso rispetto e vanno raccontati affinché i nostri cari, che hanno dato la vita per lo Stato, possano diventare un modello di comportamento per le nuove generazioni” ha detto Carmine, il figlio di Lenin Mancuso.

La nipote del giudice, Francesca Terranova, ha ribadito: “I film e le serie tv che hanno come protagonisti i mafiosi e i camorristi, loro malgrado, contribuiscono a creare nei giovani falsi miti che li portano ad ammirarne e talvolta a imitarne gesta e comportamenti. Occorre tornare, come fa Pasquale Scimeca con questo film, al cinema di impegno civile”. Il regista Pasquale Scimeca, a questo proposito, ha osservato: “Non si possono ricordare le vittime della violenza mafiosa solo nelle commemorazioni ufficiali, ma bisogna creare un movimento culturale che li faccia conoscere alle nuove generazioni, come modelli di vita da seguire. Il cinema può svolgere un ruolo importante, come è già successo in passato col mio film Placido Rizzotto e il film di Marco Tullio Giordana I Cento Passi”.

L’appello, rivolto alle istituzioni politiche e a quelle culturali, nel giro di poche ore, è stato firmato da migliaia di persone, studenti, professori, sindaci, autorità, rappresentanti della politica e delle istituzioni, semplici cittadini che hanno a cuore la lotta alla mafia”.

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