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Covid, ecco la variante Pirola: i ricercatori tranquillizzano, ma in parte

Per alcuni scienziati si tratterebbe di ‘un altro Covid’, nuovo che non c’entra niente con Omicron: i dettagli

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covid laboratorio

La nuova variante di Sars Cov 2, denominata Pirola, sotto la lente dei ricercatori italiani che, però, tranquillizzano. Almeno in parte.

Cosa sappiamo dei sintomi della nuova variante Covid? “Attualmente non desta particolari preoccupazioni, ma serve attenzione, considerate le sue caratteristiche e le molte mutazioni”, spiega in estrema sintesi all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma che ha appena pubblicato uno studio su questa ennesima versione del coronavirus, sul Journal Medical Virology, insieme a Fabio Scarpa, del dipartimento di Scienze Biomediche dell’università di Sassari.

Questa variante “è stata posta sotto l’attenzione dall’Organizzazione mondiale della sanità, perché era stata trovata in differenti Stati, senza però che ci fosse un nesso epidemiologico, ovvero un legame con spostamenti di persone infettate. In ogni nazione in cui è stata isolata – e a sabato erano 10 Paesi, quindi molto pochi – sembra essere a se stante”, ricorda Ciccozzi, spiegando il perché dello studio particolareggiato su questa variante legato anche alla diversità dalle altre.

“Abbiamo analizzato le mutazioni. E abbiamo osservato che, in effetti, ne ha tantissime, di cui due più interessanti: una è uguale alla stessa mutazione che aveva la famosa variante Delta, che ormai non esiste più, e l’altra che è una mutazione tipica del ceppo di Wuhan”.

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Su ‘Pirola’ tra gli scienziati c’è “una diatriba aperta, molti dicono che bisogna far attenzione perché si tratterebbe di ‘un altro Covid’, nuovo che non c’entra niente con Omicron. Ma dallo studio fatto con Scarpa, direi che non sembra essere così. Le mutazioni non ci hanno dato elementi per dire che si tratti di un’infezione più contagiosa, più patogena, insomma più ‘cattiva’, rispetto alle altre. Diciamo, però, che va tenuta sotto controllo. Come dobbiamo fare per tutte le varianti. Non vedo, ad oggi, con gli attuali dati di diffusione, motivo di preoccupazione specifica, però è ovvio che non si deve abbassare la guardia”, conclude sottolineando che lo studio “evidenzia l’evoluzione del virus continua. Serve essere attenti e continuare a studiare questa e le altre varianti”.

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