Il mese che si avvia alla conclusione è già stato dichiarato dalle Nazioni Unite come il più caldo mai registrato: nonostante manchino ancora 4 giorni, i dati raccolti in questo torrido luglio dall’Organizzazione meteorologica mondiale WMO e dall’osservatorio europeo dell’agenzia Ue Copernicus sono già sufficienti per affermarlo.
Il caldo anomalo si è riscontrato in gran parte dell’emisfero settentrionale ed è senza paragoni da quando esistono registrazioni complete dei dati, ovvero dal 1940; il precedente record era stato stabilito nel luglio 2019 e, pur non disponendo di registrazioni in fase storiche anteriori all’attuale, secondo i meteorologi si tratta di un livello di temperature probabilmente “senza precedenti” in migliaia di anni.
La situazione è tale da spingere il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres a parlare di “ebollizione globale”: “L’era del riscaldamento globale è finita – ha detto – ora e’ giunto il momento dell’era dell’ebollizione globale. Il cambiamento climatico è qui. È terrificante. E questo è solo l’inizio”. Anche il segretario generale del WMO Petteri Taalas ha detto che “gli estremi climatici sperimentati da milioni di persone nel mese di luglio sono solo la dura realta’ del cambiamento climatico, un’anteprima di ciò che il futuro ci riserva”.
Pur non disponendo di serie di dati paragonabili alle attuali per i secoli passati, i paleoclimatologi studiano gli anelli di accrescimento dei tronchi degli alberi e i fossili: sulla base di quanto si può ricostruire, le temperature registrate in questo luglio sono “senza precedenti nella nostra storia delle ultime migliaia di anni”, secondo il direttore del Copernicus Climate Service, Carlo Buontempo; e forse addirittura su un periodo nell’ordine di 100 mila anni.
Due giorni fa, la rete scientifica World Weather Attribution (WWA) aveva confermato che tali livelli record sarebbero stati “quasi impossibili” senza l’effetto serra dovuto alle emissioni inquinanti. Lo stesso presidente Usa Joe Biden ha detto che “il riscaldamento climatico è una minaccia esistenziale”, e che “nessuno può più negare il suo impatto”. Sempre oggi, l’Agenzia internazionale per l’Energia ha dichiarato che il consumo globale di carbone non solo non è diminuito, ma nel 2022 ha toccato il massimo storico e si avvia a crescere anche nell’anno in corso.
La combustione del carbone, utilizzato per la produzione di elettricità e industriale, è responsabile di una gran parte delle emissioni che contribuiscono al riscaldamento globale. Nel 2022, ha segnalato l’Agenzia, i consumi di questa fonte di energia fossile sono cresciuti del 3,3% a 8,3 miliardi di tonnellate, e quest’anno si manterranno sullo stesso livello, “poiché la forte crescita dell’uso del carbone in Asia, sia per la produzione di energia che per le applicazioni industriali, supererà le diminuzioni realizzate negli Stati Uniti e in Europa”, si legge nel rapporto.
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