Gli è bastato appena un anno: nell’arco di appena trecento giorni ha messo incinta tre collaboratrici diverse della propria attività. Ma, adesso, chiamato all'”appello”, rifiuta di riconoscere la paternità dei tre figli.
Per questa ragione un imprenditore che ha 32 anni finisce in tribunale. Il processo civile inizierà a Cassino fra qualche mese, e come imputato ci sarà il piccolo imprenditore di Sora. Nella cittadina in provincia di Frosinone, l’uomo dovrà comparire in tribunale per riconoscere la paternità del primo nato.
Il caso si è sviluppato nella “Campoli soccorso”, che è una società che collabora con la Asl di Frosinone, e che conta su una trentina di dipendenti dislocati su tre postazioni, ovvero Latina, Roma e Campoli. Mario, che ha 32 anni, è stato chiamato a gestire la attività, ma nel frattempo ha gestito anche… tre relazioni diverse. Una delle dipendenti è rimasta incinta, ma la relazione con l’uomo è subito naufragata, perché l’imprenditore la ha lasciata per un’altra impegata. Ed anche lei, la seconda, è rimasta incinta.
I due bimbi, per la cronaca, come racconta il Corriere, sono nati a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, fra gennaio e giugno. Ma l’uomo, il datore di lavoro, non ha voluto sottoporsi al test del Dna, nè contribuire agli alimenti. Anzi, nel frattempo, ha deciso di legarsi ad un’altra dipendente. Ed anche la terza, alla fine, è rimasta incinta: il figlio, in questo caso, nascerà intorno al mese di ottobre.
Al tribunale è andata a rivolgersi la donna che ha avuto con il 32enne la prima relazione. Vuole riconosciuti i diritti del figlio, la paternità. E poi, si è rivolta alle altre due. Nulla di strano se anche le altre dipendenti vadano a “bussare” in tribunale.
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