E’ stato segnalato alla Prefettura per avere acquistato tre grammi di cocaina: si tratta di un collaboratore del presidente dell’Assemblea regionale, Gaetano Galvagno, che è stato subito licenziato. Il provvedimento da parte del presidente Ars, dopo avere appreso la notizia.
L’uomo era stato bloccato tre giorni fa a bordo della propria auto dagli agenti della Squadra mobile dopo avere acquistato a droga. A cedergli la sostanza stupefacente è stato Mario Di Ferro, 57 anni, gestore del ristorante e cocktail bar Villa Zito in via Libertà a Palermo, arrestato in fragranza con l’accusa di spaccio di droga.
L’acquirente ha confermato agli investigatori di avere consegnato a Di Ferro 300 euro in cambio della cocaina.
Lo chef si è difeso negando di essere un abituale spacciatore e sostenendo di aver solo accontentato le richieste di un amico e di essere dispiaciuto per quanto accaduto. L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Palermo. Dopo la convalida del provvedimento, il gip ha imposto a Di Ferro l’obbligo di dimora a Palermo e quello di presentazione alla polizia giudiziaria.
“Apprendo mezzo stampa di fatti che coinvolgono un collaboratore del mio staff in vicende che hanno a che fare con la droga. Al netto della sua professionalità e competenza, ho ritenuto di licenziarlo con effetto immediato”, dice il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno. “Sono sempre stato contro ogni tipo di droga e, proprio la scorsa settimana, insieme ad altri deputati dell’Ars, ci siamo sottoposti al test del capello – aggiunge – Il suo gesto è ingiustificabile e va condannato. Pertanto, ho ritenuto di provvedere al suo allontanamento dal mio ufficio”.
Il collaboratore licenziato, che non risulta indagato ma segnalato come assuntore di droga, è nell’elenco dei venti collaboratori del presidente Galvagno. Dal sito dell’Ars emerge che è sotto contratto dal 5 dicembre 2022 e il suo incarico scade il 31 dicembre di quest’anno. Alla fine della scorsa legislatura, era stato inserito nel bacino dei cosiddetti “stabilizzati” da cui i gruppi parlamentari possono attingere il personale retribuito dall’Ars.
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