Dovrà saldare una serie di “arretrati” per la figlia nata sei anni fa da una relazione clandestina. Ma prima di tutto, dovrà anche riconoscerla. Fin qui nulla di strano, se non fosse che il protagonista della vicenda è un parroco di 47 anni.
La curiosa vicenda arriva dal Veneto, ed emerge dopo la sentenza della sezione civile del tribunale di Verona. L’uomo vestiva l’abito talare già all’epoca dei fatti che gli sono stati contestati. Come riportano le cronache locali, l’inizio della vicenda risale al 2015, quando il prete – allora nella chiesa di un comune della provincia scaligera, sul lago di Garda – conobbe una cittadina straniera. Con lei la relazione andò avanti per diversi anni, ed i sentimenti divennero parecchio forti.
Tanto che, nel 2017, nacque il frutto del loro amore. Come è stato riportato dai media veneti, il prete non avrebbe mai negato di esserne il padre biologico, ma non volle comunque riconoscere la piccola. E poco dopo la nascita, avrebbe deciso di rompere la relazione, mantenendo un contributo mensile. L’uomo, poi, avrebbe anche confessato quel che accadde anche ai propri superiori, dai quali ottenne l’autorizzazione per proseguire nel suo ministero (ma in un’altra regione).
Fu il trasferimento ad andare “di traverso” alla mamma, che decise così di rivolgersi ai carabinieri e sporgere denuncia. Dopo l’archiviazione del 2021 (richiesta avanzata dalla procura di Verona, che si basava sul fatto che un sacerdote non potesse essere costretto ad essere padre), il procedimento è proseguito in sede civile. Prima il riscontro del test del Dna, e poi il verdetto che riconosce le ragioni della donna.
Secondo il tribunale, “l’interesse per il bene del soggetto più debole (la minore nata dalla relazione, ndr) va anteposto alla condizione di religioso del parroco”. Da qui, la condanna al riconoscimento della figlia e versamento di 10mila euro alla madre. (foto archivio)
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