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Delitto Roberta Siragusa: le motivazioni della sentenza

Prima di essere bruciata, Roberta Siragusa era stata colpita più volte al viso e tramortita. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza di condanna di Pietro Morreale, il giovane per il quale la seconda sezione della Corte d’Assise di Palermo ha deciso l’ergastolo.

Come accertato dai carabinieri del Ris di Messina, nell’auto sono state trovate tracce di sangue sia della vittima che del giovane. Dopo le botte, Roberta Siragusa è stata distesa sul terreno nei pressi del campo sportivo di Caccamo. Questo quanto hanno accertato le indagini, che sono state condotte dai carabinieri di Termini Imerese e coordinate dal pm Giacomo Barbara della procura termitana.

Morreale, secondo quanto ricostruito nel corso del processo, nel pieno della pandemia da Covid, sapeva bene che a quell’ora non ci sarebbe stato nessuno in quella zona isolata dove si era appartato con Roberta. A riprendere la scena del delitto sono state le telecamere di un locale.

Il corpo di Roberta era rannicchiato e non è possibile stabilire se la ragazza avesse fatto finta di essere morta per cercare di salvarsi. Ma Monreale, come stabilisce la sentenza, aveva chiaro già il progetto di ucciderla. Aveva con sé da qualche giorno in auto una bottiglia di benzina e a un amico aveva detto che sui social avrebbe letto la notizia di un giovane che si è dato fuoco. Secondo la difesa, è stata Roberta a versarsi la benzina e darsi fuoco.

Ma non è quel che pensa l’accusa di Pietro: sarebbe stato lui a darle fuoco intorno alle 2.09 della notte e nel filmati si vede il corpo in fiamme che si alza, percorre 30 metri e dopo 27 secondi cade a terra per bruciare altri sei minuti. Per i giudici ad accendere l’innesco è stato il giovane, ma non si vede il momento perché è nascosto da un muretto. Dopo essersi allontanato più volte, solo attorno alle 3.39 Pietro avrebbe abbandonato il corpo a Monte Rotondo, tornando a casa come se nulla fosse successo.

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redazione

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